Capitolo 1 – Assetto e Trim – Introduzione

01.INTRODUZIONE

Dicono che richiami dal fondo della mente addirittura una sensazione prenatale, di quando per nove mesi, prima di venire ”alla luce”, si galleggia senza peso nel liquido am­niotico che colma il grembo della propria madre. Dicono che questa sia una delle motivazioni inconsce che spingono l’essere umano a divenire subacqueo.
In termini tecnici si chiama assetto neutro: una sensazione davvero memorabile,
quella della prima volta che si è rimasti sospesi sott’acqua senza muoversi, sostenuti soltanto dalla massa liquida, senza nuotare o agitare le mani, troppo pesanti per risalire, troppo leggeri per affondare: è come controllare le forze della natura, come essere un astronauta che galleggia senza peso nello spazio. Non per niente gli uomini destinati a posare il piede sulla superficie di altri pianeti, o almeno a uscire dalla stazione spaziale per lavorare nel vuoto, si allenano a farlo in enormi e profondissime piscine, non per niente gli americani chiamano outerspace, spazio esteriore, quello cosmico e innerspace, spazio interiore, quello subacqueo. Con un riferimento trasparente alle implicazioni psicologiche delle rispettive esplorazioni spaziali: al di fuori dell’atmosfera o immersi nell’idrosfera.
L’assetto neutro è una delle tre condizioni che si possono avere sott’acqua.   Per discendere bisogna essere negativi, per risalire bisogna essere positivi, per non essere spinti in alto o in basso bisogna essere neutri.
È ovvio e sembra facile.
In pratica spesso si vedono subacquei alle prime armi che annaspano lottando strenuamente nel tentativo di stabilizzarsi in assetto neutro: pinneggiano continuamente per non affondare e continuano a gonfiare e sgonfiare il GAV. Con il risultato, che sono i primi ad esaurire le forze e finire l’aria.
L’assetto neutro e una corretta posizione idrodinamica, però, esaltano la bellezza, il fascino, il godimento dell’immersione: essere idrodinamici significa incontrare meno resistenza al moto attraverso l’acqua e impiegare meno energia per avanzare, di conseguenza la bombola durerà di più, essere neutri equivale a essere rilassati e calmi, e anche questo vuol dire minor consumo d’aria.
E dunque vale senz’altro la pena di imparare come comportarsi per raggiungere questo stato di leggerezza che tanto assomiglia alla beatitudine. Oltretutto, un assetto scorretto può comportare due pericoli, uno per il subacqueo inesperto, l’altro per l’ambiente, infatti il subacqueo troppo leggero rischia continuamente di tornare in superficie inaspettatamente e in un tratto di mare e in un mo­mento di intenso traffico di natanti, a vela o a motore non fa differenza perché non solo le pale di un’elica ma anche una chiglia, possono agevolmente spaccare il cranio del malcapitato che ne sia colpito.
Il subacqueo troppo pesante finisce inevitabilmente per fare una strage delle innumerevoli creature sessili vegetali e animali che vivono fissate al substrato, precipitandoci sopra, schiacciandole col proprio fondo schiena o con quello della bombola,
colpendole con le pinne o con le mani agitate scompostamente alla ricerca di una stabilità di assetto che più ci si agita più si fa precaria. E proprio mentre la motivazione principale dell’immersione, della nostra e di chi verrà dopo di noi, è l’ambiente subacqueo stesso, il piacere di osservare come vive questo giardino sotto un cielo d’acqua, in clima temperato o tropicale non fa differenza.
I subacquei che hanno imparato gli esercizi del corso di primo livello stando in ginocchio sul fondo – della piscina prima ed in acque libere poi – avranno bisogno di più tempo per comprendere pienamente il concetto di gestione dell’assetto. In mancanza di un addestramento formale, impiegano tra le 30 e le 50 immersioni dopo l’addestramento.
E ciò significa che, durante questo periodo, il tempo di immersione dovrà essere speso in gran parte per aumentare la confidenza con le attrezzature, con le tecniche di base e con l’ambiente, a discapito del divertimento, che è il fine della subacquea ricreativa.
I subacquei SNSI Open Water Diver che hanno imparato ad immergersi con l’ausilio della SNSI Buoyancy Bar hanno già chiaro il concetto di controllo dell’assetto, devono semplicemente perfezionarlo e completarlo attraverso l’esperienza pratica.
In questo capitolo si troveranno perciò indicazioni importanti per l’acquisizione di una completa conoscenza del concetto di assetto, e descritti gli esercizi da effettuare allo scopo di apprendere le tecniche necessarie per raggiungere fin da subito un controllo ottimale della tua posizione in acqua.

 

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Advanced Open Water Diver

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